Labirinti, a spirale
ricolmi di numeri
sordociechi, oltraggi…
è dolce l’immondo
Ora semi, ora interi
oppiati i petali,
a sfiorar le ansie
della ragione oscura
Li culli, con le onde,
e con veemenza
li privi d’Essenza, li bruci
ghermiti in asfissia
Nella notturna quiete
s’addimanda l’udienza
profonda, vera
salvazione, è eretica
Con vita dapìfera
e nessuna riconoscenza
sol quella di passi
dai timpani deaurati